
Chi più e chi meno dobbiamo tutti confrontarci con questa nuova tecnologia. Chiunque si occupi di impianti e di illuminazione deve rassegnarsi alla prepotenza con cui questa sorgente ha invaso il mondo della luce e degli impianti. Abbiamo sentito molte cose su questi led, sembra che siano perfetti per qualsiasi cosa, e ci vengono proposti per qualsiasi cosa, dall’illuminazione domestica a quella industriale. Se non sei un tecnico specializzato è tuttavia difficile orientarsi, sopratutto in un offerta di mercato così vasta, con regolamentazioni fumose o non definite, e senza standard di qualità. Queste pagine si propongono di dare delle indicazioni generali e pratiche su problematiche quotidiane, indicazioni semplici, spendibili con efficacia presso i clienti e di facile comprensione. I nuovi impianti vengono in maggioranza progettati e realizzati con sorgenti LED, ma attualmente ci sono buone opportunità di mercato anche per quello che riguarda la conversione degli impianti. La spesa energetica e di manutenzione pesa sui costi degli esercizi commerciali, pertanto se l’impianto è già un po’ datato, rimodernare può diventare un opportunità di risparmio, visti anche gli incentivi fiscali legati all’ecobonus. Partendo dunque dagli esercizi commerciali vedremo in questa rubrica come affrontare la conversione per le varie aree di vendita e per le varie tipologie di negozio. Prima di procedere con i casi specifici occorre fare un po’ di chiarezza. Non vi raccontiamo nuovamente tutte le caratteristiche del LED, ma vi diciamo come presentare ai vostri clienti i più evidenti vantaggi (veri) di questa tecnologia.

Il LED è più efficiente sotto l’aspetto energetico
L’illuminazione LED è più efficiente dal punto di vista energetico, ha una durata maggiore ed è più sostenibile. Grazie all’elevato rendimento caratteristico dei LED, è possibile sostituire con esse anche le lampade fluorescenti (compatte o al neon) con equivalenti a LED che consumano molta meno energia, cioè di potenza (in watt) decisamente inferiore, conseguendo un rilevante risparmio economico. I LED mantengono il 70% dell’emissione luminosa iniziale ancora dopo 50.000 ore, secondo gli standard EN50107. Con ciò non è detto che bisogna necessariamente sostituirli dopo tale periodo, se tale riduzione non crea eccessivi fastidi si possono tranquillamente utilizzare fino alla completa perdita di luminosità, stimata in 100.000 ore. Per questo si dice che un impianto a LED non ha costi di manutenzione, si stima che alla fine della vita del LED l’impianto sia comunque troppo vecchio e venga interamente sostituito. Potete facilmente proporre ai vostri clienti un piano di rientro dell’investimento, cioè calcolare in quanto tempo possono recuperare la spesa sostenuta con il risparmio in energia e manutenzione.

Il LED è privo di sostanze tossiche
Il led contiene polvere di silicio, non contiene gas nocivi alla salute e non ha sostanze tossiche, a differenza delle fluorescenti e delle lampade a scarica (alogenuri metallici e vapori di sodio). Zero sono le emissioni di raggi U.V. (ultravioletto) e zero sono anche le emissioni di raggi I.R. (radiazione infrarossa). Quindi i LED possono essere utilizzati su materiali fotosensibili, cioè che normalmente si deteriorano all’esposizione della luce: disegni, dipinti, stoffe, pellame e prodotti alimentari, quindi per moltissimi esercizi commerciali.

Il calore viene trattenuto all’interno del dispositivo
I LED generano calore, ma lo trattengono al loro interno, difatti l’involucro è in grado di controllare il calore generato e di smaltirlo verso dissipatori esterni. La potenza usata viene così impiegata al meglio per l’illuminazione, ottimizzando l’efficienza. La temperatura media raramente è superiore a 50°. I led possono quindi essere installati a contatto con legno, plastica, e tutti quei materiali che temono l’eccessivo calore. Notevole può rivelarsi il risparmio nel climatizzare un ambiente molto illuminato: infatti una lampada ad incandescenza o alogena produce una notevole quantità di calore disperso nell’ambiente e normalmente, quando si eseguono dei calcoli per la progettazione di un impianto di climatizzazione, viene considerata come una fonte di calore da abbattere di circa 75W. L’equivalente fonte di luce, ma a LED, viene valutata con margine ridondante a circa 15W.
Ultimo vantaggio, l’indice di resa cromatica
Un’ultima doverosa nota per quanto concerne l’indice di resa cromatica, la vecchia Ra ora chiamata CRI. Vale qui ricordare solo che il CRI (Color Rendering Index) rappresenta l’indice di resa cromatica di una fonte luminosa. Tanto più il CRI si avvicina al valore 100, tanto più la veridicità della sua luce si avvicina ai colori naturali. Oggi un ottimo risultato viene raggiunto con un CRI uguale o superiore a 80, ma sul mercato vi sono lampade con CRI >95. Se il cliente ha un esercizio in cui il colore è determinante (cosmesi, abiti e accessori, tessuti) vi suggeriamo di fare delle prove prima di orientarsi su costosissimi CRI 95. La predominanza di colori freddi o caldi in associazione alla temperatura di colore adatta (i famosi 3000K, luce calda, a 4000K in su, luce fredda) possono con un CRI sopra gli 80 essere sufficienti se non addirittura migliori. Specificare cosa state vendendo ai vostri clienti e perché, vi mette al riparo da pericolose comparazioni di prezzo o successive recriminazioni sul risultato. (le foto dell’articolo sono state scattate nei negozi “Sposa Milano” illuminati da Fabas). (articolo di Maria Genoni).