Gli interruttori differenziali sono sempre presenti negli impianti, ma non sempre vengono scelti correttamente.
Quando ci si trova a dover scegliere quale interruttore differenziale installare, è importante prestare attenzione nel fare la scelta corretta. Prima di tutto, è necessario fare chiarezza su quelle che sono le normative a cui si deve fare riferimento.
Gli interruttori differenziali senza protezione da sovracorrenti devono essere conformi alle Norme CEI EN 61008-1 (CEI 23-42) e CEI EN 61008-2-1 (CEI 23-43). Gli interruttori differenziali magnetotermici, invece, devono rispettare le Norme CEI EN 61009-1 (CEI 23-44) e CEI EN 61009-2-1 (CEI 23-45). Inoltre, entrambi questi interruttori, se sono di tipo F o B, devono essere conformi anche alla Norma CEI EN 62423 (CEI 23-114).
Tutto ciò riguarda gli interruttori differenziali per uso domestico e similare, ovvero tipicamente i modulari. Esistono poi anche differenziali di tipo industriale che, a differenza di quelli per uso domestico e similare, possono anche essere regolabili e devono essere conformi alla norma CEI EN 60947-2 (CEI 17-5) che tratta sia interruttori differenziali integrati nell’interruttore che protegge dalle sovracorrenti (sono detti CBR e sono trattati nell’allegato B) e dispositivi differenziale a toroide esterno (detti MRDC e trattati nell’allegato M).
Come scegliere il differenziale corretto
Parametri
Tutte queste Norme definiscono in maniera precisa i parametri a cui fare riferimento quando devo selezionare il differenziale corretto, qui di seguito ne vengono riportati alcuni:
- corrente nominale;
- sensibilità;
- istantanei o selettivi;
- tipo (AC, A, F, B).
Condizioni impiantistiche
Sono anche numerose le condizioni impiantistiche che portano alla corretta scelta del differenziale, anche qui se ne citano solo alcune:
- necessità di proteggere dai contatti indiretti;
- necessità di fornire una protezione aggiuntiva contro i contatti diretti;
- necessità di fornire una protezione antincendio;
- necessità di avere selettività a due o più livelli;
- presenza di SPD;
- presenza di apparecchiature con correnti di dispersione permanenti, per esempio, a causa di filtri per EMC;
- presenza di apparecchiature dotate di componenti non lineari che possono dare origine a distorsioni della forma d’onda della corrente di guasto;
- installazione in luoghi particolarmente soggetti a disturbi.
Tipologie di interruttori differenziali
Non è necessario soffermarsi particolarmente sulla scelta del tipo di differenziali perché molto è già stato scritto, anche recentemente. Basti solamente ricordare che esistono quattro tipologie di differenziali (AC -> A -> F -> B) che hanno prestazioni via via crescenti da AC fino a B: questo significa che ciascun tipo offre tutto ciò che offrono i precedenti con qualcosa in più.
Possiamo caratterizzare queste prestazioni in 4 categorie (vedi tabella 1):
- capacità di riconoscere correnti di guasto con ondulazioni sempre più distorte fino ad arrivare anche alla pura corrente continua;
- capacità di non farsi accecare da componenti continue sovrapposte;
- capacità di resistere alle perturbazioni, da scarsa fino a molto elevata;
- costo.
Logicamente quindi, se non fosse per l’ultima categoria, non ci sarebbe ragione di usare altri differenziali al di fuori del tipo B. Purtroppo però il costo aumenta sensibilmente all’aumentare delle prestazioni ed è quindi necessaria una scelta ponderata rispetto alle reali necessità1.
Sistemi TT
È importante soffermarsi sulla considerazione che, nei sistemi TT, si usa troppo spesso la sensibilità 30 mA, anche dove basterebbe una sensibilità più bassa che ha numerosi vantaggi, come una maggiore resistenza ai disturbi e alle dispersioni permanenti o allo spunto, nonché la possibilità, di fare selettività a valle. È utile ricordare che la sensibilità 30 mA è richiesta solo laddove occorre fornire una protezione aggiuntiva contro i contatti diretti, ovvero per le parti terminali dei circuiti che alimentano prese o apparecchi in Classe I.
Nel sistema TT, un guasto tra una fase e una massa provoca la circolazione di una corrente di guasto che dipende dall’impedenza dell’anello di guasto, costituita essenzialmente dalle resistenze di terra delle masse e del neutro essendo la somma di queste resistenze preponderante rispetto agli altri elementi dell’anello di guasto.
I dispositivi di protezione a corrente differenziale, sia di tipo generale sia di tipo S, sono adatti per assicurare la protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TT.
Sensibilità e impedenza
I tempi massimi di intervento previsti per i tipi generale ed S – dalle Norme CEI EN 61008-1 (CEI 23-42), CEI EN 61008-2-1 (CEI 23-43), CEI EN 61009-1 (CEI 23- 44), CEI EN 61009-2-1 (CEI 23- 45) (riguardanti gli interruttori differenziali per uso domestico e similare) – e per i tipi corrispondenti – dalla Norma CEI EN 60947-2 (CEI 17-5) (riguardante gli interruttori differenziali per uso industriale) – sono tali da permettere di soddisfare le condizioni relative alla protezione contro i contatti indiretti.
Bisogna quindi solamente preoccuparci di scegliere la sensibilità in rapporto all’impedenza dell’anello di guasto, applicando la semplice e arcinota relazione:
Dove:
- RE è la resistenza del dispersore in Ohm;
- Idn è la sensibilità del differenziale in ampere;
- UL è il valore della tensione di contatto limite convenzionale (50 V negli ambienti ordinari).
È possibile calcolare facilmente qual è la massima resistenza del dispersore coordinabile con le più diffuse sensibilità dei differenziali (vedi tabella 2).
Anche laddove non sono rispettati i celeberrimi 20 Ohm di cui al DPR 547 del 1955, si hanno comunque margini di tutto rispetto per poter scegliere sensibilità più basse di 30 mA. Ad esempio, si può tranquillamente ottenere una selettività verticale a 3 livelli utilizzando, da valle verso monte:
- un interruttore differenziale domestico e similare da 30 mA istantaneo (tipo generale);
- un interruttore differenziale domestico e similare da 100 mA selettivo (tipo S);
- un interruttore differenziale industriale da 500 mA con ritardo impostato.

Interruttori differenziali: circuiti da alimentare
Un altro aspetto spesso trascurato nella scelta del differenziale è quello del numero di circuiti da esso alimentati nonché della tipologia di apparecchiature da proteggere, tutto ciò al fine di scongiurare il pericolo di scatti intempestivi. Occorre ricordare due cose sulla capacità dei differenziali di non scattare:
- il vero valore di intervento di un differenziale è compreso tra 0,5 Idn e Idn, questo significa che possiamo aspettarci che un differenziale da 30 mA scatti già in presenza di una corrente di dispersione di soli 15 mA;
- un differenziale non scatta fino a 0.5 Idn grazie alla simmetria dei flussi nel toroide, che è ottenuta anche grazie alla geometria degli avvolgimenti. È facilmente intuibile che l’effetto di eventuali asimmetrie degli avvolgimenti è amplificato all’aumentare della corrente di linea che fluisce. Le norme sui differenziali garantiscono il rispetto delle soglie di intervento solo quando la corrente che fluisce non supera 6 volte la corrente nominale. Questo significa che, apparecchiature con dei transitori di avviamento a corrente elevata possono provocare l’intervento del differenziale anche in assenza di guasto.
Questi due fattori, che vanno sempre tenuti in considerazione, possono portare alla scelta di installare più interruttori differenziali in modo da suddividerne i circuiti.
La Norma CEI EN 61140 (Protezione contro i contatti elettrici. Aspetti comuni per gli impianti e le apparecchiature), stabilisce, come si vede in tabella 3, che un apparecchio che assorbe più di 10 A può disperdere fino a 5 mA, quindi sono sufficienti 3 dispositivi sullo stesso circuito per arrivare in zona intervento di un differenziale da 30 mA.
Differenziale accecato
Suddividere le linee su più interruttori differenziali è di grande aiuto anche per limitare il rischio di accecare il differenziale. Infatti, anche le eventuali componenti continue sovrapposte presenti sulle varie linee si andrebbero a sommare in un differenziale che ne alimenta diverse. Questo problema però affligge anche eventuali differenziali generali a monte di più linee ciascuna con il suo differenziale.
Nell’articolo su questo tema pubblicato nel mese di aprile 2022 si davano indicazioni in tal merito, e inoltre veniva ricordata la necessità di fare riferimento alle indicazioni dei costruttori, come previsto dalla Norma CEI 64-8, perché spesso le vere prestazioni superano quelle minime obbligatorie per norma e quindi anche un tipo A, provato dal costruttore, potrebbe continuare a funzionare correttamente.
Tuttavia, è chiaro che la soluzione sempre sicura per non avere accecamento nel differenziale è quella di usare il tipo B, oppure in alternativa si può associare ai quei differenziali che proteggono linee dove si prevede la presenza di componenti continue come, ad esempio, le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici un RDC-DD (CEI IEC 62955) che fa intervenire il differenziale a lui associato quando la componente continua sovrapposta supera il valore di 6 mA scongiurando così l’accecamento anche dei differenziali di “solo” tipo A.

Interruttori differenziali e test di prova
Da ultimo, parlando di differenziali, non si può fare e meno di ricordare l’importanza del tasto di prova. Premere periodicamente il tasto di prova non solo ne verifica l’integrità di tutta la sua catena funzionale, ma soprattutto lo mantiene efficiente: ogni volta che si effettua il test, si riporta l’affidabilità della protezione ai valori iniziali.

È anche importante ricordare che gli interruttori differenziali, sebbene siano anche noti come salvavita, in realtà non evitano l’elettrocuzione sempre e comunque. È importante che i tecnici collaborino nel diffondere la cultura della sicurezza elettrica ed è fondamentale che, così come richiesto dal D.M. 37, insieme alla dichiarazione di conformità e relativi allegati si consegni anche all’utilizzatore finale un libretto di uso e manutenzione che:
- dia consapevolezza della consistenza dell’impianto e dei suoi componenti;
- fornisca precise indicazioni sulla manutenzione necessaria;
- dia chiare indicazioni sui comportamenti pericolosi che vanno assolutamente evitati.
La sua diffusione però è pressoché nulla. Occorre quindi moltiplicare le iniziative rivolte a questo scopo per diffondere sempre più questa cultura.
NOTE
1 Per saperne di più leggi l’articolo “Coordinamento dei dispositivi differenziali” pubblicato anche sul fascicolo di Aprile 2022 di Elettro.