La logistica 4.0 trasforma gli impianti elettrici dei magazzini

impianti nei magazziniLa logistica è il settore che, più di ogni altro, ha subito un’innovazione significativa, trasformando radicalmente il suo elemento più caratteristico: il magazzino. Questa trasformazione ha coinvolto non solo l’aspetto e la connotazione tecnologica, ma anche le modalità di gestione. Tale trasformazione è stata accompagnata da cambiamenti significativi nelle infrastrutture impiantistiche che hanno dovuto supportare l’elettrificazione e la connettività necessarie per consentire l’introduzione massiccia dell’automazione avanzata.

Il settore della logistica ne­gli ultimi anni ha subito pro­fondi mutamenti. L’impulso dato dalla pandemia e dal conseguente lockdown ha por­tato alla crescita esponenziale dell’e-commerce con la natura­le esigenza di potenziare ogni singolo segmento della supply chain: quello dei trasporti, dive­nuti nel tempo sempre più preci­si e capillari, ma anche quello dei magazzini, divenuti sempre più bisognosi di spazio e di tecnolo­gia per la loro gestione.

Soffermandosi sull’aspetto sta­tico della catena di distribuzione – ovvero il magazzino – è impor­tante segnalare come il suo svi­luppo stia interessando diversi comparti:

  • l’immobiliare: con la costruzio­ne di nuovi edifici per la logi­stica e con l’auspicabile riqua­lificazione “brown field” tesa, cioè, dare nuova vita ad aree urbane in passato utilizzate per attività industriali o commer­ciali per riconvertirle a fini lo­gistici;
  • l’impiantistico: con l’installa­zione di diverse tipologie di reti tecnologiche per l’utilizzazione di energia elettrica, segnali e fluidi;
  • l’energetico: con l’installazione di centinaia di kW di potenza rinnovabile.

Inoltre, anche l’approccio ai ser­vizi tecnici connessi alla gestione della supply chain è profonda­mente variato, basti pensare alla manutenzione che, all’attualità, deve ricorrere alle sue forme più evolute per garantire la continui­tà di servizio delle attività di ma­gazzino.

Il magazzino degli anni ‘80

Fino a pochi decenni fa un ma­gazzino era il luogo in cui accan­tonare le scorte di materie prime o semilavorati per le attività di intralogistica o di prodotto fini­to per la fase di distribuzione. Lo sforzo dei tecnici della logistica era quello di ottimizzare gli spa­zi per disporvi la merce da stoc­care e consentire ai mezzi di mo­vimentazione (carrelli elevatori e transpallet) e agli operatori un’a­gevole circolazione.

L’intera area del magazzino, quindi, veniva dedicata alla si­stemazione dei prodotti orga­nizzando il layout per la gestione delle fasi principali del processo logistico:

  • ricevimento;
  • stoccaggio;
  • picking (prelevamento);
  • movimentazione;
  • spedizione.

La struttura edilizia del magazzi­no era progettata per soddisfare le esigenze delle diverse fasi o­perative e i requisiti igienico-sa­nitari fondamentali. Oltre alle vie di circolazione, l’unico spazio, di dimensioni minime, non destina­to allo stoccaggio era occupato dal box ufficio utilizzato dal re­sponsabile del reparto o, nelle aziende più strutturate, dai capi­reparto per le attività gestionali e organizzative.

L’altezza interna dell’edificio, normalmente, non era mai inferiore a 7 metri e soli­tamente arrivava anche a 12 me­tri per consentire elevate densità di stoccaggio.

Gli impianti nei magazzini

Dal punto di vista impiantistico, le risorse destinate al magazzino erano limitate all’essenziale. L’illuminazione ordinaria non do­veva garantire elevati livelli di il­luminamento: 100 lux nelle aree di stoccaggio (che potevano sa­lire a 200 lux se occupate con continuità) e 300 lux nelle aree di trasporto, imballaggio e spedi­zione.

Nei magazzini con scaffali, l’il­luminamento medio richiesto scendeva a 20 lux per le zone di passaggio e a 150 lux per le aree di passaggio con presenza di per­sonale e per le sale di controllo. I punti di prelievo della forza mo­trice da destinare ad attività di manutenzione andavano posi­zionati con estrema attenzione in quanto, nei periodi di maggio­re stipamento dei locali, rischia­vano di essere occlusi e/o dan­neggiati dai prodotti movimenta­ti e stoccati.

Le aree dedicate all’alimenta­zione dei sistemi di ricarica del­le batterie al piombo-acido dei carrelli elevatori e dei transpallet elettrici, quando presenti, erano (e sono tuttora) concentrate in zone ben delimitate, spesso all’e­sterno. Questo perché il proces­so di ricarica prevede l’emissione di idrogeno, che può creare at­mosfere potenzialmente esplo­sive, richiedendo quindi un’ade­guata ventilazione.

Gli impianti speciali asserviti al magazzino prevedevano, nean­che a dirlo, dotazioni spartane: oltre alle linee telefonica e dati per il box/ufficio e ai sistemi de­dicati alla security (impianto an­tintrusione) e alla safety (impian­to rivelazione e allarme incendi, quando previsti dalle normative di Prevenzione Incendi), difficil­mente emergevano altre esigen­ze.

Ovviamente, a richieste così “minimal” in termini di numero e tipologia di utenze da alimenta­re, non potevano che corrispon­dere requisiti standard in termini di qualità dei parametri elettrici di fornitura.

Un’analoga impostazione veniva mantenuta per gli impianti a flui­do. Gli ambienti non erano clima­tizzati, dato che la presenza de­gli operatori era saltuaria e inter­mittente, e questi erano comun­que in movimento. La salubrità dell’aria era garantita dai ricam­bi con l’esterno ottenuti trami­te aperture di ventilazione, nor­malmente ricavate in alto nelle pareti di tamponamento o diret­tamente nella copertura a shed, oppure, in caso di pericoli legati alla particolare merce, mediante ventilazione meccanica.

A fini di sicurezza, se previsti dalla normativa di Prevenzione Incendi, poteva essere presen­te l’impianto di spegnimento a idranti (interno e/o esterno) e/o quello a sprinkler a seconda del livello di intensità dello stoccag­gio della merce.

I magazzini oggi: una vera supply-chain

La situazione attuale è radical­mente cambiata, soprattutto per quanto riguarda le reti tecnologi­che elettriche ed elettroniche. Questo perché gli impulsi forni­ti dagli avvenimenti citati in a­pertura di articolo hanno spinto il settore logistico a potenziare ogni singola fase della supply chain e ciò è stato possibile gra­zie all’automazione avanzata che ha portato alla diffusione di:

  • WMS (Warehouse Management System): è un sistema software che ha il compito di supportare la gestione operativa dei flussi fisici che transitano per il ma­gazzino;
  • identificazione avanzata: le tec­nologie radio sono utilizzate per identificare gli articoli pre­senti in un magazzino;
  • tecnologie di smistamento au­tomatico: Sorter, Bomb Bay, Cross Belt, Tilt Tray, Shoe Sor­ter, Pounch Sorter sono diver­si sistemi automatici di smista­mento di pezzi o colli tramite nastri trasportatori, deviatori di direzione, vassoi a deflessione;
  • tecnologie di picking automati­co: le postazioni di prelievo (ba­ie) sono dotate di robot antro­pomorfi, cartesiani e umanoidi a cui demandare i compiti ripe­titivi di prelevamento e di posi­zionamento sui punti di imbal­laggio o di trasporto e smista­mento;
  • tecnologie di movimentazione automatica avanzata: gli AGV (Automated Guided Vehicle) so­no robot per la movimentazio­ne di pezzi, colli o interi supporti di stoccaggio (POD) che seguo­no un percorso fisso, rilevato da sistemi guidati e si fermano in caso di ostacoli; gli AMR (Auto­nomous Mobile Robots) sono robot mobili che si muovono autonomamente in un ambien­te senza un’infrastruttura gui­dante fissa a pavimento;
  • trasloelevatori o miniload: siste­ma di stoccaggio e prelievo au­tomatizzato per unità di carico di piccole o medie dimensioni come cassette, cartoni, vassoi. È costituito da una serie di cor­ridoi con scaffalature a singola o doppia profondità, all’interno dei quali operano delle macchi­ne automatizzate in grado di e­seguire contemporaneamente movimenti lungo l’asse orizzon­tale e lungo l’asse verticale.
impianti nei magazzini
Gli AVG sono robot per la movimentazione di pezzi che seguono un percorso fisso. GLI AMR invece sono robot mobili che si muovono autonomamente in un ambiente

Come è facile intuire, non tutti i magazzini sono dotati di tutte le tecnologie appena indicate: la scelta tecnologica è il fattore chiave dello sviluppo e va effet­tuata attentamente esaminando aspetti quantitativi e qualitativi, la selettività, l’accessibilità, l’e­spandibilità, la scalabilità, la ri­dondanza.

Al netto di ciò, è indubbio che tali tecnologie, anche se parzialmen­te adottate, abbiano cambiato in maniera marcata le esigenze im­piantistiche di un magazzino di ultima generazione.

I carichi elettrici moltiplicati

Esaminando i carichi elettrici, si nota una proliferazione signifi­cativa accompagnata da un au­mento della potenza impegnata. Sono principalmente costituiti da motori elettrici con i relativi azio­namenti, ovvero carichi induttivi e non lineari che assorbono ener­gia reattiva e distorcono la forma d’onda della tensione di alimen­tazione.

Inoltre, la gestione auto­matica dei diversi sistemi tramite PLC e la loro supervisione richie­dono una particolare attenzione alla qualità dell’alimentazione elettrica, sia in termini di forma d’onda che di continuità del ser­vizio. Oltre a ciò, molti magazzi­ni hanno optato per l’elaborazio­ne in sede degli ordini telemati­ci e delle relative fasi di evasio­ne, dotandosi di una significativa potenza di elaborazione.

Questo spesso porta alla realizzazione di piccoli data center, che rappre­sentano carichi elettrici partico­larmente critici in termini di qua­lità dell’alimentazione elettrica.

L’impianto elettrico utilizzatore e gli impianti speciali

L’impianto elettrico utilizzatore asservito al magazzino di nuova generazione, quindi, si è dovuto adattare alle nuove specifiche: i cablaggi e le vie cavo sono au­mentati, i quadri elettrici hanno assunto dimensioni più impor­tanti, i sistemi di protezione da sovratensioni di origine atmo­sferica sono sempre più presenti così come i sistemi di rifasamen­to dedicati e i dispositivi di fil­traggio delle componenti armo­niche.

La progettazione dell’impianto elettrico utilizzatore di un ma­gazzino è diventata una pratica professionale complessa e coin­volgente, al pari di quella di un reparto produttivo.

Anche gli impianti speciali, ov­viamente, hanno dovuto sup­portare la rivoluzione 4.0 della supply chain: in particolare, gli impianti di trasmissione dati, sia in modalità cablata sia wireless, sono diventati protagonisti delle installazioni all’interno di un ma­gazzino.

Infatti, com’è noto, senza le co­municazioni elettroniche l’auto­mazione sarebbe ferma alla fine degli anni ’60 quando, cioè, il PLC entrò in fabbrica; non si parlereb­be, quindi, di Quarta Rivoluzione Industriale e di Industrial Inter­net of Things (IIoT), quest’ultimo l’applicazione dell’IoT al settore industriale.

L’AVVENTO DELL’IIOT NEL MAGAZZINO
Grazie all’IIoT, le fasi automatizzate del processo logistico possono trasmettere e analizzare i dati generati dalle macchine tramite dispositivi smart connessi alle reti di magazzino. Questi dati possono essere utilizzati da altre macchine per proseguire il processo, dal sistema gestionale per monitorarne l’evoluzione, e dai servizi tecnici di supporto per garantire continuità di servizio.

Questo costituisce il cuore dell’innovazione digitale: la convergenza tra tecnologia operativa (OT) e tecnologia dell’informazione (IT). La prima si occupa dell’uso di hardware e software per monitorare processi fisici, dispositivi e infrastrutture, mentre la seconda si concentra sul controllo dei dati per garantirne riservatezza, integrità e disponibilità. Con l’integrazione IT-OT, i dati raccolti dalle apparecchiature fisiche e dai dispositivi IIoT possono essere utilizzati per identificare problemi e aumentare l’efficienza dell’intero sistema.

Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza un’infrastruttura di rete robusta, flessibile e scalabile, capace di creare il tessuto neuronale dell’automazione avanzata. Per questo motivo, l’approccio alla progettazione della “rete di magazzino” non può più essere svolto con la stessa disinvoltura di qualche anno fa.

È necessario occuparsi del cablaggio, della distribuzione wireless, dei protocolli di rete e della relativa diagnostica, dell’integrazione dei sistemi e della sicurezza informatica. Appare evidente come ciò debba invogliare i professionisti verso team di progettazione multidisciplinari.

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